Scritti di Oreste Macrí


Anastatica di Oreste Macrí, Esemplari del sentimento poetico contemporaneo, prefazione di Anna Dolfi, Trento, La Finestra, 2003 con il Cd-Rom allegato Inventario del fondo Oreste Macrí presso l'Archivio Contemporaneo "A. Bonsanti" del Gabinetto G. P. Vieusseux, a cura di Ilaria Eleodori, Helenia Piersigilli, Francesca Polidori, Cristina Provvedi (sotto la direzione di Anna Dolfi e Caterina Del Vivo).

L’ordinamento e la schedatura degli scritti di Oreste Macrí sono stati organizzati a partire da 64 pagine di quaderno in formato A4 su cui il critico aveva riportato gli estremi bibliografici di ogni suo lavoro. Il quaderno, scritto interamente a matita e fitto di correzioni e rimandi, copre un arco di tempo che va dal 1934 al 1998, anno della morte (i titoli delle opere postume sono stati integrati da Laura Dolfi). Macrí aveva inoltre assegnato a ciascuna opera un numero di filza, che indicava l’ordine secondo il quale l’opera era stata scritta.
L’idea di isolare le pubblicazioni di Macrí dal resto delle sezioni che compongono la biblioteca 1 è stata dettata da precise volontà testamentarie. Si è delineato un diagramma omogeneo nei contenuti ed eterogeneo nei supporti che corrisponde in maniera reale e non virtuale a 64 anni di “inquieta passione per la ricerca, vastità e spregiudicatezza della cultura, straordinario acume delle analisi, [e] rabdomantica capacità di intravedere sviluppi" 2. Si sono schedati i libri di Macrí, e ci accorgiamo come la preposizione genitiva, morfema vuoto, acquisti nel caso specifico un valore semantico che rappresenta la vera peculiarità di questo lavoro di catalogazione.
Ciò nonostante si ammetterà (senza alcuna reticenza) che le volontà di Macrí non sono state rispettate alla lettera: per la schedatura non si è seguito pedissequamente l’ordine indicato, perché le modalità con cui il quaderno veniva aggiornato non sono sempre esplicite 3. Si è pensato allora di ordinare il fondo in maniera cronologica 4, in modo che le opere fossero immediatamente rintracciabili anche per chi non avrebbe avuto a disposizione gli appunti di Macrí.
La sezione è divisa in quattro sottosezioni; ogni sottosezione è contrassegnata da una sigla allusiva della natura delle opere che la compongono. La sigla “V” è indicativa dei volumi monografici. Si trovano in questa sottosezione sillogi, studi critici e singoli contributi facenti parte di opere curate da altri autori. Il grafema “P” indica i periodici, con la sola eccezione dei quotidiani, talvolta numeri unici che per il loro formato hanno trovato più adeguata sistemazione tra i ritagli. La sigla “R” distingue appunto i “ritagli”: tutti gli scritti che si trovano in questa sottosezione sono stati avulsi dai testi di appartenenza (in gran parte si tratta di testate) e conservati indipendentemente. In molti casi non c’è stata alcuna asportazione, e il contributo di Macrí compare insieme al resto del periodico; ma ogni volta si tratta di materiale di quantità esigua. Con la sigla “E” si segnalano gli estratti e le bozze di stampa. Si è resa necessaria infine una quinta sigla ("F", che sta per "fonoregistrazione") che separa la sottosezione meno ingente costituita da un'audiocassetta priva di custodia con incisa una conferenza radiofonica su Vittorio Bodini a cui Macrí aveva preso parte come ospite speciale.
Mentre gli estratti e i volumi monografici sono facilmente riconoscibili grazie alle indicazioni di copertina, meno evidente è la distinzione tra periodico e ritaglio. Occorre a questo punto sottolineare come la divisione all’interno della sezione abbia seguito un criterio di funzionalità: più che prestare fede ai paradigmi biblioteconomici, il catalogatore ha ragionevolmente diviso ciò che poteva essere sistemato lungo gli scaffali da ciò che, per motivi di mera consistenza fisica, si sarebbe conservato in maniera più consona nelle cartelline o nei classificatori di cartone. Il numero di filza dato da Macrí appare tra parentesi tonde dopo la collocazione. Nel quaderno tali numeri seguivano un ordine progressivo; nella schedatura del fondo si noterà che i numeri di filza non svolgono alcuna funzione (non servono più a rintracciare l’opera). Si osserverà anche che le opere consustanziali pubblicate su supporti diversi (il caso più ricorrente è quello degli articoli apparsi sia su rivista o volume sia su estratto) condividono lo stesso numero di filza 5.
Nel campo della responsabilità il nome di Macrí è stato sottinteso; compare soltanto quando è autore di secondo o di terzo livello, vale a dire quando è coautore o curatore. Nella seconda eventualità si è specificato quale è stato il suo ruolo all’interno dell’opera: traduttore, prefatore, commentatore, recensore o quant’altro.
Nella descrizione sono state riportate sia le note concernenti l’edizione sia quelle dell’esemplare e dell’eventuale doppia copia. Le note dell’esemplare testimoniano più delle altre una sorta di work in progress dell’operato di Macrí: certi argomenti vengono studiati una prima volta, per poi essere ripresi, rianalizzati e riveduti con fasi parossistiche distribuite lungo tutta la carriera del critico. Il dialogo con autori come Federico García Lorca, Antonio Machado e con il Paul Valéry del Cimitière Marin non si interrompe mai. Letti, studiati e tradotti in ogni loro componente fonetica, morfologica, sintattica e semantica, questi scrittori costituiscono un autentico modus vivendi del lavoro critico di Macrí. Dalle pagine di «Uomini e libri» Jorge Guillén esprime viva riconoscenza per la passione e la solerzia dedicate da Macrí al suo “poema della salvezza”: “La traduzione, accuratissima, è preceduta da un’introduzione che per sé sola formerebbe un libro. Confesso il mio stupore e la mia gratitudine" 6.La produzione di Macrí è evolutiva, e spazia – si è appena constatato, ma si potrebbe dedurre anche semplicemente scorrendo la lista delle opere – dalla poesia ispanica e francese del Novecento a quella italiana della terza generazione (ma non soltanto), dalla filosofia 7 all’arte, dalla narrativa (Le prose del malumore di Simeone) alle sfortune calcistiche della Fiorentina 8.
Per gran parte della sua carriera, grossomodo fino alla fine degli anni Ottanta, la collaborazione di Macrí con periodici e quotidiani è stata felice e instancabile. Macrí ha iniziato scrivendo su storiche riviste legate all’avvento del fascismo: «Il Bargello», «Il Ferruccio», «Frontespizio», «Prospettive», «La Fiamma»; e poi «L’Approdo Letterario», «La Nazione», «Il Mattino dell’Italia Centrale», la «Gazzetta di Parma», i «Quaderni Ibero-Americani», nonché sull’«Albero» di Girolamo Comi. La firma di Macrí compare anche su riviste estere (in gran parte spagnole): «ABC», «Ínsula» e «El País»; ma anche sul «Corriere del Ticino» (Svizzera), sulla «Nueva Revista de Filología Hispánica» (Messico), sulla rivista greca «Plateia Amerikis» e sulle statunitensi «Books Abroad» e «Forum Italicum». Nell’ultimo decennio aveva lavorato più assiduamente alla realizzazione di volumi monografici, quantunque la sua attività, non avendo conosciuto periodi di inerzia, non si presti a facili schematismi.
Le annotazioni più inattese, fuori da qualunque previsione data la rispondenza tra autore delle opere e possessore delle medesime, sono state le dediche, scritte da Oreste Macrí e poste su testi con tutta probabilità destinati a dedicatari ma poi inspiegabilmente rimasti al dedicatore. Alfonso Gatto non avrebbe mai ricevuto la sua copia di Poesia e mito nella filosofia di G.B. Vico 9, 24 pagine estratte dall’«Archivio di Storia della Filosofia Italiana»; Giovanni Nencioni, forse, non ha ancora letto le parole di cordialità e simpatia con cui Macrí gli dedica le Rime di Adolfo Bécquer 10; le otto copie dell’estratto La poesia spagnola in quest’ultimo decennio 11 con dediche a Guillermo de Torre, José Corrales Egea, Blas de Otero e ad altri non sono mai giunte a destinazione.
Lo stato di salute del materiale non è sempre eccellente, ma ciò era prevedibile in un fondo di opere che rappresentavano per il loro autore soprattutto strumenti di lavoro. Sono inoltre numerose le fotocopie che sostituiscono gli originali andati smarriti 12. Copiosi sono anche i contributi staccati dalle riviste e tenuti insieme per mezzo di fermagli e punti metallici 13. In certi sporadici casi Macrí aveva ritagliato gli articoli e li aveva incollati su fogli di quaderno, a loro volta utilizzati per riportare annotazioni di varia natura. Certe volte l’articolo già pubblicato veniva utilizzato come bozza di stampa per una seconda divulgazione. Nel tempo alcuni titoli – si tratta quasi sempre di sintagmi rematici, autoesplicativi e forse editoriali – vengono ripensati: ecco allora che l’articolo apparso il 23 dicembre 1948 sulla «Gazzetta di Parma» e intitolato Proust diventa Proust e la psicanalisi, per poi essere riveduto, corretto e ripubblicato con un terzo titolo (Malumore con Proust) cinque anni più tardi sul «Mattino dell’Italia Centrale».
In effetti gran parte degli scritti di Macrí ha conosciuto una seconda vita editoriale: Esemplari del sentimento poetico contemporaneo 14, Caratteri e figure della poesia italiana contemporanea 15 e Realtà del simbolo 16 raccolgono saggi elaborati complessivamente tra il 1936 e il 1967. A questi tre libri si aggiungano i tre capitoli de La vita della parola, i due volumi degli Studi ispanici 17, e il postumo Scritti d’arte 18, esaustiva miscellanea di tutto ciò che Macrí aveva scritto sulle arti figurative, sul cinema e sulla musica. Ripubblicati con “minime varianti formali 19”, questi testi rivelano il proposito precipuo di Macrí, vale a dire studiare i fenomeni rapportandoli al periodo storico in cui si sono verificati: il sogno di qualunque critico è meditare “sulla possibilità di storicizzare un’età, in cui egli stesso sia implicato […]" 20.
Tra la ragguardevole quantità di materiale inserito nei volumi vale la pena soffermarsi sull’errata corrige rinvenuto tra le pagine de Il “Cimitero Marino” di Paul Valéry e firmato da Peppino 21. Il documento riporta in calce una lettera manoscritta in cui Giuseppe, dopo aver parlato di questioni editoriali, termina telegraficamente con una sorta di curioso e familiare post scriptum: “(le feste di Natale?)" 22.
Un ultimo dato appare chiaro: l’attenzione di Macrí verso i prestiti che gli altri autori contraevano dai suoi scritti rimane vigile e costante. La citazione diventa così una questione personale, e capita che sul quaderno si trovi registrato un pezzo firmato da Tommaso Paloscia in cui si riportano versi di Rafael Alberti tradotti da Macrí, o che Macrí “attribuisca” a se stesso (inserendolo nella lista dei propri scritti) un articolo di Alessandro Zaccuri sulla poesia italiana del Novecento 23 costruito in parte con citazioni da Caratteri e figure della poesia italiana contemporanea 24, Esemplari del sentimento poetico contemporaneo 25, La poesia di Quasimodo 26 e da altre opere. Del resto le parole di Macrí sono “strumenti di lavoro, oggetti possibili per una riflessione e utilizzazione diversa" 27.

 

Umberto Morbidelli

 


1 La biblioteca “Oreste Macrí” si trova a Firenze presso l’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti”, sezione staccata del Gabinetto Scientifico Letterario “G.P. Vieusseux”. La sola opera esclusa dalla schedatura è la tesi di laurea di Macrí (Il problema estetico in Giambattista Vico,con numero di filza 1), che è stata inserita tra i manoscritti.

2 Anna Dolfi, Marginalia (a seguire una “dimensione dell’anima”), in Oreste Macrí, Esemplari del sentimento poetico contemporaneo, prefazione di Anna Dolfi, Trento, La Finestra, 2003, pp. VIII-IX.

3 Si tenga ben presente che il quaderno non era pensato per essere utilizzato da terzi, né tanto meno per essere divulgato: si tratta di appunti che Macrí aveva scritto per sé.

4 Fa fede il frontespizio, o in sua vece il copyright o l’anno di stampa (capita dunque che sussistano discrepanze tra il periodo della scrittura e il momento della pubblicazione). Per i periodici si è fatto affidamento alla data di uscita: la priorità è stata data a quelle pubblicazioni con indicazioni generiche, e, raffinando di volta in volta, sono seguìti i periodici comprensivi di mese e giorno.

5 Tuttavia non sempre è così, ed è anche per questo motivo che si è deliberatamente scelto di non servirsi dei numeri di filza per le collocazioni, ma di un altro numero assegnato ex novo, certamente più sterile ma innegabilmente più funzionale (in accordo anche con il resto delle sezioni della biblioteca). I numeri di filza rimangono pur sempre un’attestazione della cura e della dedizione che Macrí riservava ai suoi scritti.

6 Jorge Guillén, Jorge Guillén parla dell’Italia e degli italiani”, in «Uomini e libri», a. VIII, n. 40, ottobre 1972, p. 13. Il “poema della salvezza” a cui Guillén si riferisce è l’antologia Opera poetica («Aire nuestro»), Firenze, Sansoni, 1972.

7 Guillén sosteneva che l’acume critico di Macrí derivava dai suoi primari studi filosofici, cfr. ibidem.

8 I casi isolati come l’articolo apparso su «La Nazione» il 12 settembre 1993 ci mostrano il volto meno istituzionale di Oreste Macrí, critico dallo spessore europeo e dalla rilevanza unanimamente riconosciuta. Tra i contributi di questa natura (quasi ludica, si direbbe) è il racconto Capodanno 2000. Fine di una generazione (pubblicato ne Le prose del malumore di Simeone, a cura di Fabio Flego, Viareggio, Pezzini, 1997), in cui Macrí descrive in maniera ironica e dissacrante le reazioni sui volti dei presenti alla conferenza sull'ermetismo tenuta da Gaetano Chiappini (forse nel dicembre 1994). Per una un quadro più esauriente dei lavori di Macrí si rimanda ad A. Dolfi, Per un sintetico profilo, in Oreste Macrí, La teoria letteraria delle generazioni, a cura di Anna Dolfi, Firenze, Franco Cesati, 1995, pp. 7-10.

9 Oreste Macrí, Poesia e mito nella filosofia di G.B. Vico, Todi, Tipografia Tuderte, 1957 (cop.)

10 Adolfo Bécquer, Rime, versione, testo a fronte e saggio di Oreste Macrí, Milano, M.A. Denti, 1947 (c. di guardia iniziale).

11 O. Macrí, La poesia spagnola in quest’ultimo decennio, Torino ILTE, 1959 (prima p.).

12 Sebbene Macrí custodisse con meticolosa diligenza i risultati del proprio lavoro, è fisiologico che qualche unità si sia perduta nel corso degli anni. Ecco allora che il critico ha provveduto a operare delle sostituzioni tramite fotocopie, alcune arrivate a noi con annotazioni manoscritte. Questa è l’unica supposizione sulla presenza di tale materiale spurio nella sezione, poiché sia l’ipotesi del prestito a terzi (difficilmente Macrí ne concedeva) sia quella dell’eliminazione volontaria (Macrí non cestinava niente) sono poco credibili.

13 È capitato che si dovessero sostituire questi elementari pezzi di cancelleria perché rugginosi.

14 O. Macrí, Esemplari del sentimento poetico contemporaneo, Firenze, Vallecchi, 1942.

15 O. Macrí, Caratteri e figure della poesia italiana contemporanea, Firenze, Vallecchi, 1956.

16 O. Macrí, Realtà del simbolo. Poeti e critici del Novecento italiano, Firenze, Vallecchi, 1968.

17 O. Macrí, Studi ispanici. I. Poeti e narratori. 2. I critici, a cura di Laura Dolfi, Napoli, Liguri, 1996.

18 O. Macrí, Scritti d’arte. Dalla materia alla poesia, a cura di Laura Dolfi, con uno scritto di Donato Valli, Roma, Bulzoni, 2002.

19 O. Macrí, Realtà del simbolo. Poeti e critici del Novecento italiano cit., p. 11. Si è voluto riportare questo sintagma (sottolineando il superlativo “minime”) come personale giustificazione per l’assenza nella schedatura di indicazioni sulle correzioni occorse tra una pubblicazione e l’altra.

20 O. Macrí, Caratteri e figure della poesia italiana contemporanea cit., p. 1. La necessità di ogni critico (militante, con un veemente senso di appartenenza generazionale) è dunque storicizzare il proprio periodo. In maniera sostantivale il medesimo semantema torna nella Giustificazione a Realtà del simbolo: “Penso che ognuno con umiltà e penitenza si dovrebbe sottoporre a una storicizzazione delle proprie carte individuali […]” (O. Macrí, Realtà del simbolo. Poeti e critici del Novecento italiano, ididem). Lo stesso concetto di generazione è “storiografico, cioè integrato della soggettività del critico e dell’oggettività di una situazione storica reale e concreta […]” (O. Macrí, La teoria letteraria delle generazioni cit., p. 51).

21 Trattasi con un irrilevante margine di dubbio di Giuseppe Macrí, fratello di Oreste.

22 È pensabile che Giuseppe Macrí chiedesse a suo fratello se lui e Albertina si sarebbero recati nel Salento per le festività natalizie.

23 Alessandro Zaccuri, Le generazioni poetiche del dopoguerra in «Studi cattolici», a. XXXIII, n. 336, febbraio 1989.

24 Oreste Macrí, Caratteri e figure della poesia italiana contemporanea cit.

25 O. Macrí, Esemplari del sentimento poetico contemporaneo cit.

26 O. Macrí, La poesia di Quasimodo. Studi e carteggio con il Poeta, Palermo, Sellerio, 1986.

27 A Dolfi, Terza generazione. Ermetismo e oltre, Roma, Bulzoni, 1997, p. 235. Anna Dolfi si riferisce all’addenda al carteggio tra Macrí e Ruggero Jacobbi. Il tono di imprescindibile necessità con cui giustifica la pubblicazione tardiva di questo materiale ritrovato in maniera fortuita lascia intendere che anche una singola lettera (o nel nostro caso una citazione) può diventare, con cognizione di causa, voce autorevole.

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